R esistere
E’ un’altalena di notti insonni!
M’affaccio alla finestra della mia essenza
e mi abbandono.
La solitudine sbiadisce le malinconie.
Mi sto smarrendo nella terra del nulla.
Osservo con impotente stanchezza
le discontinuità del mio corpo,
le pieghe mascherate dai vestiti,
quel che resta di me.
Gli occhi, precipitati in orbite gonfie,
non celano il disagio e lo sconforto
della devastante metamorfosi fisica.
(Sparisce il ricordo di una me sana,
come se io, non fossi più io).
M’appartengono disarmonie che non mi stanno bene addosso
e mi rifugio nel sogno per esistere e resistere.
Mi cruccio e crogiolo nel pensiero incessante
che oscilla tra la consapevolezza, la paura
e qualche incerto tentativo di volo.
Tra il frusciare sottile dei pioppi
Stasera la luna lacrima stelle sulla mia terra,
crescono irti gli arbusti e i rovi hanno spine rosse.
I monti sono impregnati di storia, di pianto e di fiamme,
di guerra, di morte e di passato.
Il vento mormora parole velate dalla nebbia e dalle memorie,
il fiume racconta il peso dei passi leggeri
di uomini con i fucili puntati in alto,
dei pianti di donne che aspettano tra la miseria e la preghiera.
Il frusciare sottile dei pioppi scrive su fogli di cielo
tratti di tramonti scarlatti sul finire del giorno,
quando la vita s’adagia tra le mani scure della notte,
avvolta dalle grida inascoltate di chi non ritorna a casa.
Si spengono i sorrisi tra i passi dei monti,
tra i cimiteri e le croci, tra strati di foglie morte
ed erba appena nata, qui c’è un sacro silenzio,
un andare tra i ricordi dell’anima.
La veste bianca
Vagava nel silenzio,
in cerca di risposte,
un punto di domanda.
Girovagava senza sosta
barcollando nel suo dolore,
aveva perso il senso della vita.
Con la nebbia impregnata nei pensieri,
s’inoltrava nell’oscurità.
Un canto gli era rimasto
conficcato in gola,
con la voce s’affannava
alla ricerca di fiato e di parole.
La speranza tramortita
s’inginocchiava tra le falde delle memorie.
La tempesta infuriava
tra occhi chiusi e vesti strappate,
cercava di cancellare
le macchie intrise di lacrime e di sangue,
incise a fuoco sulla pelle dai demoni.
Nel vento svolazzava
la veste bianca,
alla ricerca di un perché.
Mille silenzi
Nuvole di latta
sotto un cielo di cartapesta,
poi sguardi imbottiti di luci al neon,
carezze di vento sferzate dal gelo
di un novembre sempre più grigio.
Sabbia negli occhi,
pizzicati, arrossati, adombrati,
senza riverberi di sogni.
Scompare la notte dentro giorni assenti,
in una replica di inganni ad ore
dove si consumano solitudini
imprigionate da illusioni
di domani perduti.
Proiezioni appese nell’apparente riflesso
di una stella morta.
Parole dure e sberle di pietra,
quando la luna irraggia un po’ d’affetto
sulla banchina del cuore.
La dignità di donna gravita
in un vortice di dolore,
gravida di paura
non conosce parole d’amore,
tace i suoi mille silenzi.
Un’impronta nell’immenso
Scuoteva il cielo
la tempesta furiosa
della sua rabbia,
fino a sporcare
la terra di sangue.
Con un filo di fiato
la mia supplica tra le lacrime
spegneva i silenzi,
poi, l’oblio scuro
e profondo della notte
seppelliva
l’ultima traccia del mondo.
Veniva dal lago
il riflesso incerto di una luce,
sembrava quella di una stella,
somigliava ad un sorriso.
Tra le nebbie del mattino,
c’erano tremuli bagliori di un sogno
che tardava a scomparire,
non voleva spegnersi tra i rivoli oscuri
dei dispiaceri infiniti,
laddove il dolore resta e rimane la fatica
di una vita sconfitta,
voleva indossare per una volta ancora
due occhi grandi da bambina,
perdersi tra i labirinti del tempo,
lasciare un’impronta nell’immenso,
il chiaroscuro di una chimera.
Poesie scritte con parole profonde e intrise di dolcezza. Autrice che ammiro per la sensibilità e il lirismo
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