Bertha
Bertha grida
ai gatti con perfetto accento
tedesco
La conoscono tutti, in stazione
dorme davanti al deposito bagagli
sulla panchina foderata di cartone
Bertha è ancora bella
perché l’aspetto da forma
al rispetto
Passa il tempo nei bagni pubblici
e si lava bene, anche li
sorride come trent’anni fa
quando le mani erano di Mario
Era il primo che aveva incontrato
scendendo da treno, l’estate
del 1988. Mario l’ha uccisa
dopo una pizza in riva al mare
e lei continua a gridare
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Anna
Anna fissa le mani
da quella sera di Settembre
ha smesso di pregare
Anna stende lo smalto
sull’intonaca scrostato
dei ricordi ad allungare le dita
su quel poco di vita
che ancora le rimane
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Bojana
Bojana ha gli occhi buoni
delle mucche che prendono
la vita come viene
È nata a Sarajevo
quando la sorte era futuro
Bojana ha il nome di un fiume
che puoi deviare
ma non fermare
Oggi impasta pane condito
da un poco di vita
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Alla fermata del 6
Alla frenata del 6
colano sogni di rimmel
Laura nasconde la faccia
dietro gli occhi, come la ferita
che credi guarita e continua
a bruciare
È morta quella sera
Per amore del principe sbagliato
è rimasta nel bosco
I morti non hanno nome
non sono più nulla
stanchi ricordi, soffi senza voce
occhi chiusi all’ombra delle ombre
cenere spenta senza fuoco
Ti aspetto Laura sulla soglia
in bocca ancora il gusto del dolore
e l’incertezza se volare o cadere
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20:39
Una bottiglia di vino
vegano con cui dividere
il silenzio di martedì
Ho finito anche gli orsetti
gommosi, le girelle al cacao
i cartoni animati cresciuti
troppo passati di misura
in una notte
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