Aleppo
Han finito le lacrime agli occhi,
sanno soltanto cos’è il terrore,
bambini, giovani, vecchi,
hanno visto come si muore.
Aleppo, un giorno era bella,
piena di chiese e di monumenti,
ora ci son solo barriere e cancelli,
giorno e notte bombardamenti.
Poverini ad Aleppo i bambini,
pieni di sangue le mani e le gambe,
hanno scordato di come si gioca,
gli hanno diviso i papà dalle mamme.
Guardano in cielo e non vedono stelle,
guardano in cielo e non vedono il sole,
vedono solo bombe e scintille,
vedono gente annientata dal volo.
Polvere, cenere, per i corvi è gran festa,
con carne straziata di povera gente,
scendono a picco su quel poco che resta,
beccando veloci, non lasciano niente.
Aleppo c’era, ora non c’è più niente,
è solo un ammasso di case crollate,
chi ha la colpa, è gente fetente,
la colpa e soltanto di gente malata.
Il mare della speranza
(Il canale di Sicilia)
Arrivano tutti i giorni, a qualsiasi ora,
infreddoliti e affamati, tremolanti,
vanno in cerca di un giardino fiorito,
per dimenticare quell’inferno dannato.
Ci sono ragazze e bimbi appena nati,
donne incinte e donne anziane,
scappate di notte alla luce delle stelle,
su un barcone ammassate, vanno.
Vento, acqua, freddo, acqua, vento,
il barcone va, in balìa di quelle onde,
affondati cinque, dieci, cento,
un bimbo: mamma! perché non mi rispondi?
Una fila di bare sulla riva,
aspettano a quelli più sfortunati,
una calda coperta per chi è viva;
baciano il cielo, perché si son salvati.
La guerra, la sporca e lurida guerra,
condanna anche le anime innocenti,
nessuna pietà di nessuno, tutto annienta,
gente senza cuore, gente fetente.
Però, verrà il giorno di fare i conti,
di dare conto di questa coscienza sporcata
quando sarete davanti a Dio, riuniti,
per tutta questa gente innocente ammazzata.
Resterà il segno
Avevo tredici anni, ricordo,
camminavo per una via desolata
e li stava nascosto un bastardo:
la sua casa era la campagna.
Con tutta la sua forza, mi ha preso,
con la mano mi teneva la bocca chiusa,
mi ha portato in un fienile abbandonato
gli ho chiesto il perché, ma non mi ha risposto.
Mi ha buttato su quella paglia,
si è tolto le scarpe e il pantalone,
mi ha strappato la gonna e la maglia;
aveva la forza di un leone.
Un dolore forte e fitto, ho sentito,
ma non mi usciva una lacrima di pianto,
e quando l’orco se n’è andato
mi ho abbracciato il cuore mio affranto.
Adesso ho quarant’anni, e il ricordo
di ciò che mi è successo da bambina,
non l’ho più visto quel bastardo
quel porco che mi ha lasciato questa spina.
Sono sposata e ho formato famiglia,
ho un marito che mi vuole bene,
stiamo crescendo un amore di figlia
e cerco invano di dimenticare.
Il mondo è bello con tutti i suoi colori,
ma per la strada puoi pagare pegno,
e anche se lotti, pregando il Signore,
per tutta la vita resterà il segno.
Una donna è tutto
Un fiore che viene calpestato
non può più ritornare
quel fiore che è stato
Per sempre restano i segni
come un’ascia
che intacca la legna
L’acqua ti toglie le sete
se tu l’avveleni
fa morire anche un fiore
E per sempre restano i segni
come chi pota
i tralci delle viti
Una donna è sempre al tuo fianco
padre ti fa diventare
avanti la casa ti manda
Senza non si può stare
una donna è tutto
non violentarla.
Lasciatelo stare
Te ne stai in un angolo dell’aula,
sei timido, nemmeno vestito alla moda,
ti piace la matematica e l’italiano,
per questo da qualcuno sei guardato strano.
Da tutti i compagni sei schernito,
all’uscita da scuola, maltrattato,
tu incassi e stai zitto, non lo dici a nessuno,
nel cuore hai sempre un bollore.
Fatti coraggio, parlane con qualcuno,
dopo questa domenica, inizia da lunedì,
fallo sapere ai professori,
cosa ti succede prima dentro e poi fuori.
Anche a casa, dillo ai tuoi,
spazza dal cielo per sempre questa nuvola,
se ne parli con qualcuno s’accorcia la via,
si acquista la stima della compagnia.
Non puoi passare questi tristi giorni,
le teste dure vanno raddrizzate,
la scuola serve per insegnarci
ad istruirci e a rispettare