Per farti male
Eri fatta
di lacrime e sale,
il tuo torrente impetuoso
esondava con niente.
Lucidi gli occhi,
dalle palpebre glitterate.
Il buio dell’oblio
detergerà la tua pelle,
quando lui, pavido,
tornerà a farti male.
Disincanto
Avevi gli occhi pieni di sole,
come quei giardini incantati
che qualcuno con amore ha curato.
Come le foreste pluviali,
misteriose e brulicanti di vita.
Ora sono il vuoto che ad ogni passo
allunga la tua ombra;
il disincanto di una giovane sposa
rannicchiata nel suo sterile anfratto.
Nel giorno più bello,
han perso il colore.
Mentre lui ti ha sfiorata,
posta di sghembo sull’altare.
Fiore violato
Sei apparsa nei sogni,
fra le ombre celate
che riserva la vita.
Non erano lacrime
ad inumidirti le labbra,
ma la pioggia argentina
dei brevi acquazzoni.
Un vento sferzante
ti arruffava i capelli,
mentre liquidi gli occhi
riprendean l’ardore.
Io sempre son qui
e ti ricordo,
mio violato fiore.
Viola
Viola è
il mio nome.
Ma è come
un livido,
tatuato nell’anima.
Viola sono io,
il volto riflesso
in un fuoco
che avvampa.
L’ombra nefasta
di cui si vuole
con solerzia
punire la scia.
Eppur non cedo.
Sono carne
che langue.
Spietati uomini,
guardatevi dentro.
Sempre pura
E così un giorno
risorgerò dal fiume,
affioreranno le mie vesti
dall’acqua scura.
Qualcuno mi riscalderà,
levandomi dal degrado,
dove tu mi hai gettato.
Un cencio marcito,
la cui sorte ferisce
ogni donna violata.
La coscienza laverà
la tua inesorabile onta,
mentre mano rodata
additerà in sempiterno.
Un dito filiforme e bianco,
che nessuno ha scalfito,
preservandomi pura
come nel primo incanto.