Alessandro
Così ti trovo perduto al punto
che potresti esser solo nell’estasi
d’un’altra prima idea venuta
senza progetto e senza intento.
Hai accolto il genio in sosta,
si è riposato nella tua testa,
ora percorre una nuova strada
verso il polso, le dita, la carta.
Col respiro contratto ti osservo
mentre la tua anima si fa atto
e mi chiedo a che ti servo
se non sono dell’etere che muove
dentro te l’istinto più elevato
né il grossolano amore.
La liturgia di casa
Sono bianche
le schiume dall’aria voltate
sul campo a prato maggese,
le creste ondose del mare,
le bolle apparse nel secchio.
Sale fumo lisergico
di limone e aceto
e svela somiglianze
all’anima domestica
che sciolgono dal tempo
la regola monastica.
Da quel tempio al secondo piano
l’aspirapolvere espira l’om,
rumore bianco dall’effetto tantrico,
l’asciugatrice recita un mantra,
alto sulla pentola a pressione
dal minareto un muezzin canta.
Re magio
Solevi appartarti misterioso
dentro il romanzo in cui vivevi.
Stillavi resine dagli abeti,
bruciavi l’oblio degli asceti
ogni giorno un poco più ritroso.
Tornavi in salotto,
c’erano il libro sul tavolo
e le ciabatte sotto.
Da lì ripartivi daccapo
per volermi guardare
mezz’ora in silenzio
come qualcosa germogliare.
Portavi i biscotti nelle tasche
e il cioccolato al caramello,
eri un pellegrino in cammino
e il mio re magio col cappello.
Hai il sonno profetico
Hai il sonno profetico
di tutte le stanchezze
che avrai.
Ti sdrai
prendendo il meno
che puoi
dalla Terra consumata
come un banchetto.
Quando le formiche
sbriciolano la storia,
tu dormi già nel letto.
Madrigale da ufficio
Possiedi la bellezza
e la sua facoltà transitiva
che è viva attraverso
questa missiva che mi hai protesa.
Adesso porta scritto
il tuo madrigale e insieme
la mia mano s’è fatta divina
il diaframma ha una vertigine
la pelle osmotica ti respira
le palpebre si stanno disponendo
tra il monitor e le sopracciglia
a celare lo sguardo
mentre ti allontani
per la mia passerella privata
sopra il pavimento sulle ali.