Sveva
Sveva amava la luna,
le sorrideva tra le stelle.
Sveva camminava sicura,
nelle strade buie,
nei deserti di gente.
Sveva non aveva mai paura,
ché esser coraggiosi
era una roba da grandi,
non una sciocchezza da ragazzi.
Sveva camminava libera
senza voltarsi indietro,
senza temere altri passi.
Nel mondo di Sveva
il male non esiste
e della morte chissenefrega.
Non puoi morire due volte,
e Sveva l’avevano già ammazzata.
E la luce della luna era gentile
sulla sua pelle lacrimata.
E non c’era niente da temere,
niente nella notte,
ché i mostri non vivono al buio,
lontani, nascosti.
Sveva amava la luna
ché non le chiedeva niente.
E se una lacrima bruciava,
quella era pioggia,
era pioggia delle stelle.
Matilde
Matilde a capo chino,
Matilde silenziosa,
Matilde sempre composta.
Matilde stava nell’auto accesa
e non scendeva,
non scendeva
perché fuori era freddo,
ma il freddo era dentro.
E la luce le dava noia,
le veniva mal di testa,
non toglieva mai gli occhiali da sole,
come fosse sempre festa.
Matilde non metteva mai uno scollo,
mai una gonna troppo corta,
non un rossetto, non rimmel.
Ma sul viso di Matilde
c’era fondotinta,
e del correttore,
e grandi lenti su metà viso
le toglievano il sorriso.
Matilde non aveva fretta,
Matilde non aveva freddo,
Matilde aveva una valigia
proprio sotto il letto,
era pronta a scappare.
E la valigia è ancora a terra
e Matilde un poco più sotto.
Matilde un poco più sotto.
Luisa
Luisa e il suo silenzio,
Luisa nel suo castello.
Luisa correva nel prato
vicino alla vecchia casa.
Luisa coglieva i fiori,
Luisa guardava le nuvole
e giocava nel cielo.
Luisa e il suo silenzio,
Luisa nel suo castello.
Luisa correva al profumo
di un dolce appena sfornato,
di pasta appena cotta,
di zucchero filato.
Luisa nel suo silenzio.
Chiudeva gli occhi Luisa
e sognava,
e ricordava,
un’innocenza strappata.
E aspettava.
In silenzio aspettava.
E suo marito si rivestiva,
alla fine se ne andava,
e Luisa restava
nel suo silenzio,
nel suo castello.
Luisa, nuda, sul letto,
rotta, nel suo silenzio.
Distrutto il suo castello.
Cecilia
Cecilia non faceva niente
quando allattava sua figlia,
di giorno e di notte,
poi di notte e di giorno,
tutto il giorno e tutta la notte.
Cecilia non faceva niente
quando preparava il pranzo,
la tavola, la cucina.
Quando non mangiava
e lo sfamava.
Cecilia non faceva niente
quando lui tornava,
e lo abbracciava,
lo baciava,
lo rassicurava.
Cecilia faceva schifo,
Cecilia faceva solo schifo,
perché non si truccava,
neanche non si pettinava.
Lo diceva sempre lui.
Cecilia si faceva schifo
perché ormai non sognava,
non rideva,
e tutto le pesava,
tutto pesava.
Cecilia si scusava
quando sorgeva il sole
se con il suo respiro
aveva fatto rumore.
Cecilia ora non fa più rumore.
Anna
Anna ballava
in fila alle poste,
alla stazione del treno,
ovunque lei fosse.
Anna ballava
anche sul cubo
il venerdì sera:
era felice,
sorrideva.
Tanto bastava
per farne un trofeo,
premio indegno
di un torneo.
E nel parcheggio
Anna non ballò più,
non si mosse più.
C’era freddo,
non per la notte,
era solo il dolore.
Sotto la pelle,
bagnava le ossa.
Anna è cambiata,
sta ferma alle poste.
Anna non sorride più.
Amava ballare,
anche sul cubo
il venerdì sera.
Tanto era bastato.
Tanto era bastato.
Cecilia è un vero pugno allo stomaco. Per non festeggiare le donne solo l 8 marzo andrebbe pubblicata selle antologie di scuola
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Poesie molto belle dedicate alle donne sempre più sole e purtroppo ancora vittime della violenza fisica e mentale
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Bellissime! Complimenti serena!
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Donne con diverse problematiche e tutte particolari. Raccontane tutte da una penna speciale
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Entrano nel cuore e le senti sulla pelle
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Belle
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L’amarezza della verità scritta con la delicatezza di una donna che parla di e per altre donne. Brava Serena!
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Belle ed emozionanti. Poche parole che descrivono tratti profondi che segnano la vita di ormai troppe donne.
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Brava serena ….le tue poesie esprimono quello che purtroppo al mondo tante donne sopportano … Matilde mi ha emozionato
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Veramente belle. Brava Serena
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Ho ancora i brividi, soprattutto per Matilde e per Cecilia…
Vorrei che in ogni stazione ed in ogni aeroporto vi fosse uno spazio per queste poesie, in maniera tale da sviluppare un pensiero condiviso e far sì che le ragazzine scelgano con gli occhi aperti il compagno di una vita.
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Il dolore delle donne raccontato con la delicatezza che le rappresenta. Complimenti Serena
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Belle poesie, brava serena!
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Bellissime Serena.
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Parole che arrivano dritte al cuore e ti portano dentro l’anima di queste donne… tristezza, sofferenza, solitudine, alienazione…Serena sei unica.
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Brutalità pura, scritta con la delicatezza di una donna, quella di Serena. Dritta al cuore, è sempre un piacere leggerti.
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L’intima sofferenza diventa monito!
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Un pugno allo stomaco, un velo di tristezza e tanta solitudine… poesie scritte magistralmente con tanta consapevolezza di quello che alcune donne del nostro secolo sono costrette a vivere
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Ancora troppe Cecilia, Matilde, Luisa…troppe. Con il cuore stretto ti dico brava, Serena
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Sveva, Matilde, Luisa, Cecilia e Anna: cinque donne, cinque anime e un solo dolore. Con pochi tratti rapidi, secchi e sferzanti, Serena tratteggia con maestria l’angoscia dell’essere femminile dolente e inascoltato.
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Parole che arrivano dritte al cuore e ti fanno entrare nell’anima di queste donne… tristezza, solitudine, paura, alienazione… Serena sei unica
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Emozioni. Questo suscitano le parole scritte da Serena, una velata pacatezza che nasconde un vulcano di emozioni!
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Parole che volano leggere nonostante siano piene di significato. Come tutte le vere poesie, queste bellissime poesie dicono tanto in pochi versi. Complimenti.
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Bellissime Sere, questa tua capacità mi stupisce sempre.
Brava!
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Sono bellissime e molto toccanti. Brava Serena.
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Per un uomo è sempre difficile, se non impossibile, comprendere l’altro sesso. Queste composizioni, così sincere, rappresentano per me uno spiraglio verso un altro mondo. Il trauma di una violenza subita porta uomini e donne ad esprimere la propria sofferenza in modi così diversi!. Questa incomprensione reciproca porta a violenza reciproca perché non si è in grado di provare la giusta empatia. Queste poesie sono una porta socchiusa, timidamente, verso un futuro di maggior comprensione e rispetto tra di noi.
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