E se fosse
E se fosse l’inverno a esplodere
come uno scandalo, un raggiro
l’inevitabile navigare ai margini
delle strade possibili, superflua
la certezza che si vive come si ama
e che ad amare si impara.
Si fa virtù di un vizio, quel celare
il calore che ancora ci appartiene
e che la vita a stento ci trattiene
poi dal sublimare, circondandoci
di spine, dove deborda lieve
la parodia dei giorni brevi
e noi abitiamo altri paesaggi.
Viviamo, invece, di contaminazioni,
di vite fragili sussurrate appena,
scampate ai naufragi quotidiani.
Di radicale c’è soltanto il taglio
di ogni apocalittica visione,
di ogni paradosso ed incoscienza,
che schiaccia agli angoli ristrettì
dalla notte chi ingoia solo pianto
e se dici che è chic solo per farmi
arrabbiare, rido di chi non ha più
il coraggio di dare al pane e al giorno
la conferma che la meraviglia esiste
solo per chi non si accontenta di orli,
muri e confini, del sentimento definito
dal persistere di più di centomila ego
come frammenti sparsi da un’unica esplosione.
Noi siamo la luce
Io sono il muro scrostato,
che non aspetta il decoro,
l’intonaco bianco, deciso,
che copre, che annulla…
Tu sei l’ago che scuce e ricuce
il dissenso, l’orlo piegato
sul filo del mare che
aspetta già sera, morendo.
Noi siamo la luce
a cui manca il giorno,
l’ombra spezzata
che si fa raggio,
il raggiro voluto
da un baro al destino.
E la tua voce ritorna,
con la forza dì un’eco
nello schiaffo dell’onda
che rattrappisce il dolore.
E nelle stanze vuote,
dove si agita il vento
senza smuovere tende,
né alzare la polvere,
resto, a mentire soltanto
al silenzio e aspetto che
il tuo Dio venga a parlarmi.
La vita
La vita non si vince e non si inganna,
si incide ogni giorno in superficie
quanto basta a ricamare ipotesi
che sconfesseremo poi con altri
postulati e sillogismi, impressi come
effimeri colori sulla carta e orme
perdute quasi sempre nelle brume.
La diffidenza detta sillabazioni mute
fra i proclami di chi è più incline
a camminare dritto sui crinali, sfida
perpetua all’incentivo di trovare
gangli fra le muraglie esposte, semi
da condividere e farne ancora pane
per bocche già arrese da sfamare.
È una frazione di secondo quella
che mitiga all’alba l’istinto di morire,
sconfinamento lieve dentro un sogno.
Si vive un po’ di sovrapposizioni,
di carte distribuite ad arte e dadi
da tirare a sorte. La persistenza, sai,
più non si addice ai sentimenti e
anche gli accenti spesso si lasciano
spostare a destra e manca. Si vive
senza compitare sillabe, si dimentica
troppo spesso il profumo delle rose.
Nel solco tra le righe, nello spazio breve
di una virgola e un sospiro, nel bianco dei
margini, approdo di un giudizio, restiamo
noi soli e questo crepitare di orli incisi,
come corolle assopite ad aspettar la pioggia.
Troppo mare (A mia figlia)
Io me ne sono accorta, sai,
che ho messo troppo mare
nei tuoi occhi e affamano così
il silenzio che ti sfiora appena.
Ho preparato le mie esche,
il verme è vivo, quasi mi sorride.
Dovrei pescare con lentezza,
perdere lo sguardo in un abbaglio,
lasciare il vento entrare fra le mani,
solleticare lieve i sensi e far di me
essenza e ombra su uno scoglio.
Solo così potrei arrivare forse
a ritrovare una goccia di me stessa
nel tuo sguardo, capire se c’è anche
qualche spiga nei tuoi occhi, un fiore
magari o forse solo terra da afferrare,
per camminare insieme a te nei giorni
che verranno con un fardello di ombre …
Non sono brava a stare in piedi sui pendii,
lo sai, è solo la meraviglia svelta
di un abbraccio che mi può salvare,
riportarmi indietro all’esserti grembo,
sentirti nella carne farti dolcemente figlia.
Averne ancora
Averne ancora di anni
per dirti il senso del non detto,
decidere di attribuire al dato
insignificante del momento
l’ingombro del finire nella sera,
spargere sul campo delle attese
storie da ricordare poi nel buio
dei dolori che verranno, quando
senza vergogna a stento si reggerà
la carne e le mie ossa si ostineranno
a tremare come canne percosse
dal vento di Ponente e tu, mio bene,
senza pudore piangerai le sere
in queste stanze chiuse senza tende.
La bellezza del giorno ti basterà
appena, per ingoiare il tempo
degli inganni e della prigionia,
ma tornerà a fiorire il gambo spoglio
nel muro sghembo della nostra casa,
strapperai il foglio del calendario
stinto e solo l’ombra resterà
del chiodo distorto dall’attesa.
Grazie a tutti 🙏
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😍😍
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😍😍😍
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Poesie davvero molto belle.
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Poesie molto profonde prof, proprio come siete voi nella vita. ❤️
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Molto significative, con immagini molto evocative e uso di molte metafore e analogie ben costruite.
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“Semplicemente” sublimi.
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Belle😉😁
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Bellissima, profonda. 😍
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😍😍😍😍😍😍😍
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Le poesie di Valeria D’Amico sono molto originali ed emozionanti
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La poesia dell’,artista Valeria D’Amico è un rincorrersi e intrecciarsi di bene e male, di speranza e rassegnazione, di gioia e dolore, di passato e presente.
È un’onda benefica che arriva ma presto si ritrae nel ricordo della sofferenza, è la fragilità sull’orlo di un burrone, è un dubitare dell’esistenza e della capacità di risolvere le paure, di dare una risposta alle domande…ciò che si percepisce è la misura dell’inadeguatezza che diventa timone della poesia di Valeria D’Amico.
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Complimenti prof!❤️
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La vita vissuta attraverso una sensibilità profonda e delicata , a tratti commovente .
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Toccanti il cuore…una carezza allo spirito…le poesie dell’artista Valeria D’Amico.
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Poesia pregna di significato, capace di toccano le corde più profonde del cuore.
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I sentimenti raccontati in versi
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Toccanti
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Versi diretti ma che scuotono l’animo
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Emozioni in versi da condividere
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Quanto sentimento in questi versi!
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Bellissime poesie.. emozionanti
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Complimenti! 🙏♥️
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Bellissime poesie!❤️
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Sono davvero significative e profonde, complimenti prof😘🥰
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Poesie davvero toccanti, auguro il successo che merita alla mia prof💗💗
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Pelle d’oca
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Noi siamo la luce
è molto caratteristico in questi giorni che stiamo vivendo secondo me. Mi piace molto! Complimenti!
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Troppo mare.. molto toccante. ❤ La melodia, molto bella da leggere ad alta voce.
wow.. ha detto la mia coinquilina!
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Complimenti! Bravissima!
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